lunedì 2 febbraio 2015

"Più diritti fuori, più diritti dentro" - la prima Conventon di Voci di dentro



Storie, volti, emozioni e nuovi propositi alla prima assemblea convention di Voci di dentro. Sabato 31 gennaio 2015 nell’auditorium di Palazzo de’ Mayo a Chieti i vecchi e nuovi soci si sono dati appuntamento per fare il punto sulle attività e continuare a solcare quel cammino tracciato nel 2008, quando la Onlus ha cominciato a muovere i primi passi.

All’assemblea, introdotta dalla vicepresidente della Onlus, Silvia Civitarese, è riuscito a partecipare anche un detenuto del carcere di Pescara in permesso, Luigi Zea: suo l’intervento che ha dato più spunti di riflessione nell’arco della mattinata. 

Presenti in platea anche Alessio Di Carlo della Giunta di Radicali Italiani, Daniela Basti - per quasi vent’anni insegnante alla Casa di Reclusione romana di Rebibbia, i soci e i partecipanti al corso di volontariato penitenziario organizzato dall’associazione e che hanno ritirato gli attestati, i tirocinanti della Facoltà di Psicologia dell’università d’Annunzio.

Tante le attività maturate all’interno di Voci di dentro nel corso degli anni e illustrate a tutti i presenti nel corso della mattinata: la pubblicazione periodica della rivista nata nel carcere di Chieti “Voci di dentro”, l’istituzione di una cooperativa di lavoro, la partecipazione a progetti di mobilità internazionale e a bandi regionali, i convegni pubblici, le attività all’interno della Casa di Betlemme- Comunità Papa Giovanni Paolo XXIII, gli sportelli esterni (aiuto legale e ricerca lavoro), fino a “La città”. Quest’ultima è un progetto già approvato dal carcere di Pescara dove tutte le mattine si recano i volontari di Voci di dentro e che mira, attraverso un ventaglio di proposte e attività (laboratori artigianali, redazione, spazio socialità, area studio, museo e area dibattiti), a rendere più simile a una città la struttura carcere. 

Sulla rivista, fiore al’occhiello dell’associazione, Silvia Civitarese ha spiegato che prima la produzione degli articoli era soltanto interna, poi la stessa si è evoluta ed è diventata un momento di condivisione di ideali e valori. “L’associazione ha lavorato dall’interno sempre mirando a fuori e ci siamo resi conto che tante delle nostre attività dovevano essere impostate all'emancipazione e all’inserimento esterno” ha sintetizzato.

“In questi otto anni di attività abbiamo imparato a capire come funziona il carcere e sappiamo come non funziona il carcere” ha esordito il presidente di Voci, Francesco Lo Piccolo. “Il carcere è una realtà ferma da centocinquant’anni  - ha proseguito- ovvero già dalla nascita,  un  luogo contraddittorio  che si fa vedere e si nasconde allo stesso tempo . Ci entrano psicologi, preti, volontari, ma se poi andiamo a vedere il carcere rimane lì, immutato nonostante i tentativi di riformarlo, l'unica cosa che resta è il dominio che si esercita dentro e anche fuori”. Lo dimostra anche il caso di un detenuto che si è visto curare alcune carie ai denti in una sala  del carcere simile a quella di un barbiere e che in poco più di un mese ha perso i denti. 

Fabio Ferrante, tesoriere di Voci di dentro, ha tracciato una breve storia economica dell'associazione , passata negli anni attraverso l’autofinanziamento dei soci, gli aiuti esterni, i progetti e gli eventi di beneficenza, prospettando per il futuro la partecipazione a nuovi bandi europei e all’attivazione di progetti di fundraising.

Poi le presentazioni dello sportello lavoro da parte delle  volontarie Rossella Capuano, Athena D’Orazio e Caterina Ianniello: il servizio di orientamento e reinserimento lavorativo per gli ex detenuti partito lo scorso ottobre. “La ricerca del lavoro - hanno sottolineato Athena e Rossella- è una difficoltà già per noi giovani senza essere etichettati, pensate agli ex detenuti che nella società si trovano già marchiati. Noi cerchiamo di supportarli, orientarli e motivarli”. Il passo imminente sarà richiedere l’accreditamento dello Sportello di Voci di dentro alla Regione Abruzzo.

Per Luigi Zea sabato era il primo permesso di due giorni dopo 11 anni in  carcere. Da Pescara ha scelto di trascorrere tre ore del suo desiderato weekend con la famiglia all’assemblea di Voci di dentro per testimoniare il suo processo di cambiamento.
“ Ho 56 anni, ho fatto più di venti anni di carcere, ma in questi ultimi ho preso una decisione definitiva.  Mi sono trovato dentro a un bidone pieno di m…a fino al collo, ho fatto soffrire molte persone e ho capito che potevo fare a meno di quegli errori – ha raccontato - Cambiare alla mia età è stata la più grande sfida che potessi affrontare. La mia pena finirà nel 2016:  quando sarò fuori non avrò un lavoro, il futuro dovrò crearlo con le mie mani. Io non so fare quasi niente ma con il mio compagno di cella, Osman , un giorno mi è venuta l'idea di creare una cooperativa”. Da quel giorno Luigi va avanti in funzione del mio obiettivo. “Questo mi dà la forza di credere nel mio cambiamento. Tutti i detenuti fanno parte della società non sono né il primo né in mezzo e né l'ultimo gradino”.



Più diritti fuori, più diritti dentro, perché  è solo aumentando i diritti che si possono cambiare le cose, non negandoli. E’ questa la sfida che Voci di dentro lancia alla società civile, a chi pensa che ‘dentro si sta bene’ a chi dice che ‘se l’è meritato’.
Si ha sempre più la percezione che questa voglia di punizione si estenda dal carcere alla società,  che anche fuori dunque, si stia entrando in un carcere. Sarà dura, ma Voci di Dentro è motivata a sostenere un cambiamento della cultura: far accettare un diritto, come quello al lavoro ad esempio,  anche per chi - secondo un senso comune ovviamente sbagliato - dritti non dovrebbe averne.

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