martedì 2 aprile 2024

 lascia questo vecchio blog e passa al nuovo

PASSA AL SITO :

www.vocididentro.it

Si esce in veste rinnovata. Essere ostinati e contrari. Sempre. Dare voce a chi non ce l’ha. Questa è Voci di dentro


 L'associazione Voci di dentro si presenta in rete con un nuovo sito. (www.vocididentro.it). Una nuova veste per conoscere in un colpo d'occhio chi siamo e cosa facciamo. Dalle attività dell'associazione alle notizie, dai comunicati agli approfondimenti e sempre in direzione contraria (come quella R scritta in senso opposto nel nostro logo) per dare voce a chi non ha voce, per i diritti di tutti e non di pochi, per una giustizia non di parte. E per una informazione libera, in opposizione a un sistema mediatico che manipola la realtà e ne produce una nuova e falsa attraverso stereotipi, luoghi comuni, razzismo. Sul nuovo sito anche tutti i numeri di VOCI DI DENTRO (rivista-libro) in PDF, tutti leggibili e scaricabili gratuitamente.

mercoledì 6 marzo 2024

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martedì 2 gennaio 2024

Amore e 41-bis. Una lucida follia?

 

Amo un uomo che, dopo tre decenni al 41-bis, avrebbe il diritto di trovare una strada per tornare alla vita, per spendere nel mondo, tra gli altri, le conoscenze che tanti anni di sepoltura gli hanno dato.

"Amo un fantasma". Mi è stato suggerito di partire da questo titolo per scrivere della mia esperienza. Lo guardo - il titolo- e le labbra mi si increspano in un sorriso. Avete mai sentito parlare di un fantasma che deve stare attento al colesterolo? No? Neppure io. E quindi penso all'amore mio che, quando io scrivo "male", mi risponde subito "non piagnucolare". Perché "amo un fantasma" in realtà mi riporta alla casa di mia madre, così vuota dopo che mio padre morì, e alle lettere di lei che trovai nascoste perché non si potevano imbucare, mentre le mie vanno di là del mare e -se arrivano nel cimitero dei vivi- è in mano ad un uomo che arrivano, sebbene aperte, già lette, passate per molte mani... Fantasma qui è la responsabilità di chi dovrebbe prevedere il diritto all'affettività, al coltivare rapporti sani e invece nega colloqui, si impone come mastodontico apparato con tempi da lemure e il cervello di una medusa...  Parlando di fantasmi, mi capita di parlare con quelli dei due grandi giudici che pensarono il “carcere duro”, il 41-bis. Un dialogo in cui mi capita di dire: "ma vi rendete conto di cosa hanno fatto del vostro lavoro? Un sistema per annullare l'uomo! Dovreste andare a parlare di notte all'orecchio dei vostri colleghi e dirglielo di avere il vostro coraggio di stravolgere tutto, guardare in faccia ciò che accade!". Saranno deliri di chi apparecchia per uno e dorme da solo in attesa che qualcosa cambi? 


venerdì 1 dicembre 2023

Lettera al ministro dal carcere di Viterbo

Pubblichiamo una lettera che alcuni detenuti del reparto Alta Sicurezza della casa circondariale di Viterbo hanno inviato al ministro della Giustizia in data 16 luglio e successivamente all'agenzia ANSA e poi a Radio Radicale. Nella lettera vengono fatti presenti i problemi che i detenuti vivono giornalmente e che sembrano non essere di interesse. A distanza di molti mesi infatti ai detenuti non è arrivata nessuna risposta da parte dello stresso ministro.

                                             Egr. Sig. Ministro della Giustizia Dott. Carlo Nordio 

  Le scriviamo questa lettera aperta perché vediamo che riuscite solo a fare “chiacchiere a vuoto”, oppure “molto fumo e poco arrosto” per quanto riguarda la giustizia!

Voi parlate di “riforme” (?) che riguardano soprattutto problemi generici, mentre non fate minimamente riferimento o apportate modifiche ai problemi reali, giornalieri che vivono, negli istituti penitenziari, i detenuti. Alcuni esempi, che crediamo, siano già a Lei noti:

1. Negli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale sono disponibili circa 51.500 posti, di cui sono inagibili, dati resi pubblici da statistiche ministeriali e riprese da associazioni che si interessano del problema delle carceri (associazione Antigone, associazione Nessuno tocchi Caino ed altre) 4.000, per cui la disponibilità effettiva è di circa 47.500 posti. La popolazione detenuta, ad oggi, è di circa 56.500, quindi circa 10.000 detenuti in più, pari al 119%. 

martedì 28 novembre 2023

Menti nere

Dal “decreto rave” al “pacchetto giustizia” (che di giusto ha ben poco),
passando per il “decreto Caivano 

FRANCESCA DE CAROLIS (L'altra riva)

A scorrere gli ultimi provvedimenti del governo… ritornano come un’ossessione soffocante e buia, che meglio mi sembra non potrebbero rappresentarli, le immagini delle Carceri d’invenzione di Piranesi…

Avete presente? E se non le avete presente andate a cercarle. Sceglietene una, a vostro piacimento, e guardatela a lungo, che ci vuole del tempo per scorrerne tutti i dettagli… Ma state attenti, che prima ancora di riuscire ad abbracciarne gli spazi, distinguere le ombre dai brani di luce, coglierne i tratti nascosti, le suggestioni soffiate… prima ancora di trovare un percorso, di capirne il senso per orientarsi… si rischia di venire risucchiati oltre che da un senso tremendo di claustrofobia, da una vertigine di disperante impossibilità. Prima ancora di riuscire a decidere se proprio di prigione si tratti o di brani di mondo definitivamente condannati alla rovina. O tutte e due le cose insieme. Che a questo punto, a conoscere le prigioni nostrane, e a considerare il pensiero carcerocentrico che guida le scelte di chi ci governa, è proprio ciò che oggi è.

lunedì 27 novembre 2023

Etica del giornalismo.

 Etica del giornalismo. Primo incontro del ciclo organizzato da Voci di dentro con Eric Salerno.  
Tra gli ospiti il sindaco di Chieti Diego Ferrara

Foto Mariella Artizzu




 

mercoledì 22 novembre 2023

Più carcere, meno diritti, meno democrazia

Comunicato di Voci di dentro Odv

L’Associazione Voci di dentro esprime grande contrarietà all’ennesimo pacchetto di misure per la sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri perché completamente contrario allo stato di diritto ed esemplificativo di una visione e di una politica reazionaria.

Formalmente c’è un governo e un parlamento, in realtà c’è una politica che ha occupato governo e parlamento e che, sottratta da ogni vincolo o limite, è diventata politica di polizia abolendo di fatto il potere legislativo e la separazione dei poteri e rinunciando a risolvere contraddizioni e conflitti sociali.

Voci di dentro ritiene che l’inasprimento delle pene come ad esempio portare fino a 8 anni il reato di evasione (prima era fino a tre anni) e l’introduzione di nuove fattispecie di reato  come la resistenza passiva all’esecuzione di ordini  che diventa “rivolta in istituto penitenziario” (art. 415 bis c.p.) punita anche questa con pene fino a 8 anni, non siano in alcun modo la via per ridurre conflittualità e violenze e dare sicurezza. Al contrario, che siano totalmente in contrasto con il principio di proporzionalità della pena,  (“dunque vi deve essere una proporzione fra i delitti e le pene”, Beccaria, paragrafo  VI, pagina 19), principio che ha attraversato tutta l’epoca moderna e contemporanea.

martedì 21 novembre 2023

La GRANDE REPRESSIONE. Note a commento dei recenti “decreti sicurezza”

 di ANTONELLA LA MORGIA

È forse un nuovo sistema penale, via via emanato a pezzi, quello che viene fuori dopo l’ultimo pacchetto sicurezza del Governo. Una produzione penale spinta che preme l’acceleratore di un motore alla massima potenza, reprime nuove condotte e aumenta le pene di altre fattispecie esistenti, in nome di una promessa (solo una promessa propagandistica, però, non una garanzia) di maggiore sicurezza.

domenica 19 novembre 2023

La soluzione al sovraffollamento delle carceri? Un altro giro di chiave

Celle chiuse anche al carcere di Busto Arsizio, quello della sentenza Torreggiani, che al 31 ottobre scorso ospitava 430 detenuti a fronte una capienza regolamentare di 240 posti 

Nel mio lungo tour delle prigioni ho visto cose che voi umani non potete nemmeno lontanamente immaginare. C’è stato un lungo periodo, durato per diversi anni, in cui il sovraffollamento aveva raggiunto livelli disumani con oltre sessantamila presenze nelle carceri a fronte di 48mila posti regolamentari. Le persone venivano stipate nelle celle peggio degli animali e c’era penuria di ogni cosa, dalla carta igienica al cibo, che non bastava mai per sfamare le bocche di tutti i disperati che affollavano i vari gironi dell’inferno. L’unica cosa che abbondava era il tempo, così ci si ingegnava per impiegarlo. In uno dei momenti di noia e disperazione ho costruito un righello in cartone da venti centimetri, prendendo a riferimento la misura certa di un foglio di block notes, e munito dello “strumento” mi sono steso a terra per ore a misurare la superficie che aveva a disposizione ognuno degli occupanti della cella. Completato il calcolo, è emerso un dato che non ha bisogno di commenti: in quella cella del carcere di Busto Arsizio avevamo a disposizione novanta centimetri quadrati di spazio individuale, più o meno quanto lo schermo del televisore che abbiamo a casa.


 

lunedì 13 novembre 2023

Un viaggio oltre i confini del pregiudizio

 

Un ex detenuto “uscito dal carcere attraverso la porta del cambiamento” e una travelblogger in carrozzina che continua a viaggiare a dispetto della malattia. E poi una assistente sociale “creativa e non convenzionale” che ricuce le trame sfilacciate di vite complesse e, infine, un artista che colora la speranza dandole forma. Sono loro la “banda di visionari” che ha dato vita al progetto di inclusione sociale Your TRIP in MY Shoes, un viaggio oltre i confini del pregiudizio.

Si tratta di un progetto innovativo che parte dal quartiere Sperone di Palermo e invita all’empatia. Mettersi nei panni altrui, camminare con le sue scarpe, indossare la vita di un’altra persona è un atto generativo e rivoluzionario. Your TRIP in MY Shoes offre l’opportunità di incontrare qualcuno che potremmo non incontrare mai e di conoscere il volto di una realtà inclusiva, capace di dare ascolto alle fragilità, contribuendo così alla crescita del senso di appartenenza a una comunità accogliente e gentile. A volte occorrono stimoli per uscire dal proprio mondo e affrontare un viaggio oltre confine.



domenica 5 novembre 2023

Modena, la peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra

  Sant'Anna di Modena, marzo 2020. La peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra. Un podcast del Post, scritto e raccontato da Luigi Mastrodonato. Clicca e ascolta: 

Tredici Archivi - Il Post


mercoledì 1 novembre 2023

Rita Bernardini: “I nuovi Garanti dei detenuti non sono mai stati in un carcere”

Riportiamo un articolo di Liana Milella su la Repubblica di oggi 

ROMA -  La presidente di Nessuno tocchi Caino racconta come via Arenula l’ha messa da parte: “Nordio mi voleva ma ha prevalso la lottizzazione”. Cita i già 56 suicidi in cella dall’inizio dell’anno e pensa a un nuovo sciopero della fame nel nome di Pannella. I nuovi Garanti dei detenuti? “Dovranno fare una bella gavetta per capire dove si trovano e che dovranno fare”. Nordio la voleva Garante? “Nordio sì, ma ha prevalso una logica di stretta appartenenza”. La situazione delle carceri? “Oggi scoppiano e siamo già a 56 suicidi nel 2023”.

Parla con Repubblica Rita Bernardini, la presidente di Nessuno tocchi Caino per anni accanto a Marco Pannella in difesa dei detenuti, che contro l’immobilismo sulle patrie galere già pensa a un nuovo sciopero della fame. A febbraio l’aveva chiamata il Guardasigilli Carlo Nordio per diventare Garante dei detenuti, come lei stessa racconta, ma poi è stata messa da parte senza un perché, nella logica della lottizzazione di maggioranza.

La commissione Giustizia della Camera ieri ha dato il via libera al team che guiderà l’ufficio del Garante dei detenuti, al vertice il meloniano Felice Maurizio D’Ettore, i consiglieri Irma Conti in quota Lega e Mario Serio per M5S. La sua impressione?

“Non mi sorprende perché ormai mi ero rassegnata e avevo capito che avevano preso un’altra strada rispetto alle mosse iniziali che mi vedevano coinvolta”.

Un Garante lottizzato… come giudica i tre prescelti?

martedì 31 ottobre 2023

Cosa "pensa" del carcere l'intelligenza artificiale?

 Abbiamo provato a chiedere a ChatGPT quali azioni si dovrebbero intraprendere per migliorare le condizioni di vita negli istituti di pena

Il nostro esperimento ha ottenuto risposte schematiche, che per gli addetti ai lavori possono sembrare banali e tuttavia dovrebbero farci riflettere sulla necessità di mettere mano al sistema carcerario. Sicuramente l'intelligenza artificiale potrebbe svolgere un ruolo determinante nel miglioramento della quotidianità degli istituti penitenziari, ad esempio per snellire procedure che spesso sembrano essere ancorate al passato.

Ecco le "riflessioni" di ChatGPT: 

"Il miglioramento delle condizioni di vita delle persone detenute nelle carceri italiane è un obiettivo importante sia dal punto di vista umanitario che sociale. Per raggiungere questo obiettivo, diverse misure possono essere adottate, tra cui:

Riforme del Sistema Penitenziario: È essenziale rivedere e riformare il sistema penitenziario italiano per affrontare il sovraffollamento nelle carceri e migliorare la qualità delle strutture carcerarie.

Riduzione del Sovraffollamento: Una delle sfide principali del sistema carcerario italiano è il sovraffollamento. Si dovrebbero adottare misure per ridurre il numero di detenuti nelle carceri, ad esempio attraverso alternative alla detenzione per reati minori o non violenti.



Una lettera dalle ragazze del carcere di Torino


 "Una pena utile non si può scontare in un carcere che non sia adeguato. I nostri istituti nella maggior parte dei casi, sono SOVRAFFOLLATI, VECCHI,  HANNO TROPPE SBARRE, POCHI SPAZI PER ATTIVITA' RESPONSABILI. E' compatibile tutto ciò con l'irrogazione di una pena utile?

A stabilire come debba essere un carcere è la norma. Non è la mia idea, tanto meno quella del politico che fa propaganda.(...) Io mi devo sforzare affinché il dettato del legislatore sia attuato, perché  UNA NORMA NON ATTUATA E' LA NEGAZIONE DELLO STATO.(...) NON POSSO PRETENDERE IL RISPETTO DELLE REGOLE SE COME STATO NON RIESCO A RISPETTARLE"... (citazione da "Di cuore e di coraggio" di G. Siciliano, direttore del carcere "San Vittore).

Siamo le "RAGAZZE DI TORINO" quelle detenute ancora nella casa circondariale di Torino! Nonostante le perenni emergenze del "pianeta carcere" e gli appelli di molte personalità tra cui giuristi, politici (pochi), professori universitari, garanti dei detenuti, la situazione non cambia, anzi per la popolazione ristretta negli ultimi tre anni è peggiorata. Lo dicono i fatti, i numeri dei suicidi, del sovraffollamento, dei soggetti psichiatrici e degli indigenti. Peggiora perché invece di tendere al reinserimento la pena produce recidiva, rabbia e ulteriore ingiustizia sociale.

 Per anni abbiamo lanciato appelli, raccolto firme e portato avanti iniziative NON VIOLENTE, proprio perché l'attenzione su questo "terzo mondo" non calasse e soprattutto perché venisse varata una misura deflattiva come l'aumento della liberazione anticipata e/o la liberazione anticipata speciale che riportasse un minimo di "norma" in queste carceri in cui lo Stato stesso non rispetta la legge. Non lo diciamo solo noi: è probabile che un gruppo di donne "peccatrici" non smuova molto visto che quella proposta di legge del Sen. Giachetti e Nessuno Tocchi Caino proprio per l'aumento della liberazione anticipata giace ancora nei cassetti...

Lo dice persino un Direttore illuminato come Giacinto Siciliano che questa situazione rende la pena inutile. Vorremmo spiegare a tutti i giustizialisti, che la liberazione anticipata speciale e la proposta di legge Giachetti, per cui ci batteremo finché non saranno approvate, non rappresentano un "liberi tutti", ma un beneficio premiale per i ristretti con buona condotta. Andrebbe a migliorare in parte un sistema che è nocivo per la società stessa e per noi, ci chiamate o giudicate come "fuori legge" ma non ci date il buon esempio.

"Non posso pretendere il rispetto delle regole se come stato non riesco a rispettarle" (cit.)


 

lunedì 23 ottobre 2023

"In carcere funziona così"

 Cibo scadente, caffè fatto con i fondi e latte allungato con l'acqua

di Gabriella Stramaccioni*

Fra le varie problematiche che ho dovuto affrontare nel mio ruolo di garante dei diritti delle persone private della libertà personale quella relativa al vitto e sopravvitto per le persone detenuti è stata sicuramente la più emblematica di come funzioni il sistema penale. E’ necessario inquadrare il fenomeno e capire come funziona attualmente (spero ancora per poco) questo importante servizio all’interno degli istituti penitenziari.

Il vitto è rappresentato da tre pasti principali che vengono distribuiti da parte dell’amministrazione penitenziaria alla popolazione detenuta: colazione, pranzo e cena. Il sopravvitto consiste in tutti quegli alimenti (autorizzati in apposita lista dall’amministrazione penitenziaria) che le persone ristrette possono acquistare a loro spese previa richiesta tramite modulo. Le spese per il vitto sono quindi sostenute dal Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) mentre il sopravvitto è completamente a carico di chi lo ordina. Presentata così la questione potrebbe sembrare chiara, ma analizzandola attentamente dal di dentro (e cioè dal carcere) mi sono subito resa conto che tanto chiara la questione non era. Il primo riscontro a quella che già all’inizio mi sembrava una situazione opaca è stata quella di informarmi su quanto il Dipartimento pagasse per il vitto giornaliero pro capite. Euro2,39 la quota con la quale la ditta che serviva il vitto a Rebibbia si era aggiudicato l’appalto. Si, proprio 2,39 euro per fornire colazione, pranzo e cena a persone adulte. Una quota palesemente insufficiente per far fronte ad una alimentazione adeguata (che fra l’altro le tabelle vittuarie del dipartimento prevedono).


martedì 26 settembre 2023

Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli


di Antonella Ricciardi

Intervista al cantautore Marco Chiavistrelli, da decenni impegnato nel sociale, spesso accanto a molti dei nomi più validi del panorama musicale italiano, su alcune delle tematiche che gli stanno più a cuore. Da tempo, infatti, il suo ispirato talento è al servizio di nobili ideali, per i diritti di tutti, e soprattutto sociali, oltre che per un modo libero da discriminazioni, ed invece equosolidale, ambientalista, pacifista. Artista poliedrico, completo, le sue sonorità variano dal folk al rock, dal blues al gospel, ai ritmi mediterranei. 

Particolarmente sensibile al mondo delle carceri, sovraffollate soprattutto di emarginati, Marco Chiavistrelli ha dedicato numerose canzoni a detenuti: ad esempio, a Carmelo Musumeci, uno dei pochi ad essere usciti da un ergastolo ostativo, che ha conseguito tre Lauree, e non ha dimenticato i suoi compagni di sventura: aiutarli è la sua missione di vita; a Ramona Cortese, una detenuta inerme e con molte problematiche, trovata impiccata in circostanze oscure; ad Alfredo Cospito, anarchico al 41 bis ed in situazione ostativa (solo di recente Corte Costituzionale e Cassazione hanno riconosciuto non debba avere l'ergastolo), per atti dimostrativi contro rappresentanti del potere: una figura che ricorda quella del Bombarolo di un altro cantastorie, il celeberrimo, l’anarchico, pacifico e poetico, Fabrizio De Andrè, che lo definiva "Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato", soprattutto rispetto ad un certo potere che non si metteva in discussione. Alfredo Cospito aveva sostenuto uno degli scioperi della fame più lunghi della storia, circa sei mesi, contro il 41 bis ed in generale il carcere ostativo, sostenendo di attuarlo non solo per lui, ma anche per gli altri, poiché, affermava, “ci sono mafioso anziani e malati, che non uccidono più”. Sciopero interrotto solo dalla possibilità di non essere più condannato all’ergastolo. 

martedì 12 settembre 2023

Lettera dal carcere di Viterbo

 Sono 112 le persone morte in carcere dall’inizio dell’anno, 50 per impiccagione o per avere inalato gas, 62 per altre cause. E le responsabilità dello Stato, dell’Amministrazione penitenziaria e di chi (sistema sanitario compreso) deve assicurare il diritto alla salute continuano a ed essere ignorate. Per noi di Voci di dentro le morti negli istituti di pena NON POSSONO ESSERE DEFINITI SUICIDI. Ecco la lettera aperta inviata dal carcere di Viterbo alla direttrice Anna Maria Dello Preite dopo il malore e la morte di un detenuto e il tentato suicidio di un altro.

Lettera aperta 

alla c.a. della direttrice Lo Preite del c.c. Viterbo e pc a Ministero della Giustizia, a presidente della Repubblica e del CSM, e alla Corte Europea del diritto dell’uomo a Strasburgo 

Egregia direttrice Lo Preite chi scrive sono i detenuti della sezione che nei scorsi giorni hanno intrapreso uno sciopero pacifico per solidarietà ad un detenuto della stessa sezione che da 3 giorni vomitava sangue e non veniva visitato. Abbiamo chiesto un confronto con lei e non rispondendoci ci ha costretti a non rientrare nelle celle affinché non fosse stato visitato il detenuto. In 2 anni di mandato ha trasformato questo carcere in uno staliniano gulag “da dove si entrava vivo non era certo di uscire nella stessa modalità”. Lei ha rifiutato il confronto preferendo troneggiarsi nella vetrina offerta dalla messa in carcere del vescovo. Con la nostra protesta chiedevamo soprattutto il rispetto del diritto alla salute, curarci, diritto negatoci dalla mancata volontà e competenza di alcuni sanitari incaricati. La bontà della nostra protesta ha purtroppo ricevuto conferma dagli eventi successivi ed è stata punita trasformandoci per sua decisione da detenuti in prigionieri. Questa prigionia ha provocato un tentativo di impiccagione (salvato dal pronto intervento del suo compagno di cella) e un decesso nella serata del venerdì 8 settembre. La morte del detenuto Imran, bengalese che veniva segnalato durante il confronto con la comandante come persona ammalata e non curata, è stata classificata come “naturale” ma noi riteniamo che con le adeguate cure pretendenti poteva essere salvato!!! Tra l’altro il detenuto defunto aveva un residuo pena di pochi mesi e di certo non poteva essere considerato socialmente pericoloso ma purtroppo è noto che a Viterbo i benefici della legge non vengono quasi mai applicati. Segnaliamo inoltre che ci sono i detenuti non curati a partire da problemi di denti, con pus compreso sino a prostate ingrossate e rigurgiti di sangue dallo stomaco. Lei direttrice, evidentemente non è interessata ad occuparsi del benessere e della salute dei detenuti, si ci ha inviato la comandante, degna persona ma sprovvista dei poteri relativi alle nostre richieste. Ad oggi noi “prigionieri” puniti, speriamo che chi di dovere abbia ad intervenire in una conclamata situazione al di fuori di ogni standard europeo e di umanità. Esprimiamo comprensione nei confronti del personale di custodia, vittima come noi di un sistema malato o, meglio, mal gestito. Con la speranza che tutto non venga messo a tacere mediante i soliti trasferimenti di detenuti diventati testimoni e comunque scomodi. Inverosimilmente abbiamo saputo che venerdì 8 settembre 2023 ci è stata negata assistenza legale impedendo all’avv. di vederci.

(a seguire le firme  di un trentina di detenuti)  

  

mercoledì 16 agosto 2023

il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte

COMUNICATO DI VOCI DI DENTRO

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 sono morti per altre cause: dall'inizio dell'anno a oggi, sono cento le persone per le quali la pena del carcere è stata una pena di morte. Una pena di morte in un paese dove era stata bandita nel 1889 (con l’eccezione nel periodo fascista) e nei fatti cinicamente reintrodotta nel silenzio generale all’interno di strutture escluse da ogni controllo democratico e dove domina un sistema dispotico. Strutture che sono diventati luoghi di segregazione di persone sofferenti, vittime di disagi sociali ed economici e resi dipendenti da farmaci e sostanze. Persone alle quali sono stati tolti i diritti fondamentali di ogni persona come il diritto alla salute, il diritto alla parola eccetera.

Vittime. Come vittime sono state quelle 86 morte “suicide” lo scorso anno. Nient’altro che vittime. Ignorate prima di finire in carcere e ignorate dopo, dentro quelle celle fatiscenti e putride dove la pena è privarle di affetti, amori, lavoro, e infine della vita stessa. Già un anno fa titolammo il numero di settembre di Voci di dentro “Non chiamateli suicidi” e facevamo riferimento al caso di Donatella Hodo trovata senza vita a Montorio. Lo ripetiamo oggi: non sono suicidi, troppo facile imputare tutto alla soggettività, quando ci sono evidenti,  chiare e precise responsabilità: nelle morti in carcere c’è uno Stato che non ha rispettato le leggi e non ha rispettato la Costituzione.

E intanto, di nuovo, mentre fioccano le solite frasi di circostanza, e appaiono articoli di giornali, riprese e servizi Tv, mentre politici e ministri riciclano vecchie e inutili idee (addirittura le caserme) il tempo passa e nulla cambia se non la solita chiacchiera e propaganda: ennesima conferma che il carcere è solo luogo concentrazionario e di segregazione. E dove si muore perché il sistema carcere (ricordiamolo, a monte c’è sempre un codice Rocco del 1930 e un sistema penale rimasto carcerocentrico) questo produce: cioè, trasforma migliaia di persone in devianti, poi in criminali da incarcerare, quindi in psichiatrici anche loro da incarcerare.

Tre persone erano in sciopero della fame, 44 hanno usato bombolette del gas o lenzuola, 53 per altre cause… per tutte le altre 57 mila persone detenute, il carcere è pena alla sofferenza... fino alla morte.

lunedì 14 agosto 2023

Carcere e suicidi. E lo Stato sta a guardare

 

di ANTONELLA LA MORGIA

(Vicedirettore Voci di dentro, membro del Direttivo dell'Associazione) 

Puoi essere preso a calci e botte. Avere lesioni e traumi che ti portano alla morte, mentre dovresti essere assistito e curato proprio in quanto è lo Stato a prenderti in carico, anche quando tutto questo avviene perché sei in carcere. Eppure diranno, come hanno detto di Stefano Cucchi, che sei morto per arresto cardiaco. E ci vogliono una sorella coraggiosa e anni di processi per stabilire che la tua morte è stata conseguenza di quelle botte.

Puoi rifiutare il cibo, perché in carcere lo sciopero della fame è l’unica forma di protesta non violenta che ti rimane, quando senti che proprio quello Stato che ti ha giudicato e punito, secondo Costituzione, non c’è. O non ce la fa ad esserci. Ad ascoltarti. Ad aiutarti. E invece dovrebbe accompagnarti in un percorso di consapevolezza e rieducazione, essere questo il senso della pena non contraria al senso di umanità, sempre secondo la Costituzione. Invece nel carcere trovi il deserto della tua solitudine, del tempo vuoto e fine a se stesso nella ripetizione dell’esistenza che si ferma come gli orologi che hanno le lancette immobili, fino a quando la libertà, scontata la pena, solo in pochi casi restituirà al mondo di fuori una persona che ha compreso il disvalore del fatto per cui è stata condannata. Nel 75 percento dei casi quella persona commetterà ancora reati e tornerà in carcere, sancendo così il fallimento dell’istituzione detentiva e dei suoi fini.

sabato 5 agosto 2023

Ma cosa si mangia in carcere?

 Solidarizziamo con Gabriella Stramaccioni , già Garante dei detenuti di Roma e con la sua direzione ostinata e contraria.

➖Ostinata perché ha raccolto i reclami dei detenuti su presunte irregolarità nel vitto e sopravvitto delle carceri di Roma, reclami rimasti prima nella polvere dei tavoli del suo ufficio.
➖Contraria perché non è stata indebolita dalle ritorsioni e ostilità che il suo esposto alla Procura ha determinato. Fino alla sua non riconferma dell’incarico di garante.
Dopo il blitz delle Fiamme gialle a Rebibbia sono stati analizzati i campioni di cibo. Risultato: preparazioni con materie prime scadenti o riutilizzate, latte diluito con acqua e prezzi del sopravvitto (dove i detenuti possono acquistare alimenti e altro per conto loro) alle stelle.
Gabriella Stramaccioni ci ha raccontato di un carcere “che da solo non ce la fa” e della sua esperienza di garante (pag 22-23 https://www.calameo.com/read/000342154cb87400971ac).

La questione vitto in carcere era stata anche oggetto di una nostra indagine che metteva in luce criticità e costi eccessivamente bassi per il vitto ai detenuti nelle gare d’appalto .

Leggi sulla nostra Rivista Voci di dentro
Ma cosa si mangia in carcere?
pagg 18-23 N 40 2021

e dal post di Gabriella Stramaccioni

giovedì 3 agosto 2023


Andrea Sapone di "La voce del buio" legge "Lontano dai miei figli" di Thomas Bielatowicz (testo pubblicato su Voci di dentro)

mercoledì 19 luglio 2023

Giornalismo, lo stato dell'arte


Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo Stefano Pallotta è intervenuto al Foyer del Teatro Marrucino a Chieti alla presentazione in pubblico del nuovo Numero 48 di 𝐕𝐨𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨, il periodico nato dall’idea di creare una libera informazione su problemi e attualità, dalla guerra al carcere. Anche la guerra, come molti altri temi, non più affrontati dai media - soprattutto on line - in modo critico e approfondito, sono diventati “invisibili”. Perché la società è distratta. “𝑬̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒂 𝒖𝒏’𝒐𝒄𝒄𝒂𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒖𝒕𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒘𝒆𝒃 𝒑𝒆𝒓 𝒊 𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒂𝒍𝒊” - ha detto Pallotta, sottolineando come l’informazione sia scaduta appiattendosi on line su contenuti leggeri, di uso e consumo veloce, ma perdendo la caratteristica non tanto di fare pedagogia sociale quanto di accompagnare i fatti con l’indagine sociologica. Indagine che la carta stampata conserva, mentre subisce una progressiva e consistente diminuzione di lettori. .

giovedì 29 giugno 2023

“Nelle mani dello Stato”, convegno a Pescara su sicurezza, ordine pubblico e abusi

“Nelle mani dello Stato”, organizzato da Voci di dentro e dalla Camera penale di Pescara in programma venerdì 30 giugno alle ore 16 presso l’Aula Alessandrini del Tribunale di Pescara.

Nel convegno, a partire dalla presentazione del libro del Professor Vincenzo Scalia “Incontri troppo ravvicinati? La storia degli abusi di polizia nell'Italia contemporanea” (Ed. Manifestolibri), si esploreranno le contraddizioni e le deformazioni  del controllo sociale spesso degenerate in tragici episodi (Aldrovandi, Cucchi, altri).

In particolare verranno approfondite le tematiche dell’ordine pubblico, del rispetto delle leggi e della repressione della criminalità, dal punto di vista sociologico e antropologico. Ci si concentrerà anche sul sistema penitenziario in considerazione che in appena una trentina d’anni la popolazione detenuta è raddoppiata pur di fronte a un dimezzamento dei reati più gravi, svelando l’uso carcero-centrico della pena. Il convegno affronterà inoltre la questione del processo penale e di una certa tendenza della magistratura a invadere campi della libertà individuale a scapito di diritti e garanzie delle persone compreso l’esercizio professionale della difesa. Il percorso si concluderà con una disanima delle leggi emergenziali  (talvolta discriminatorie)  legate alla pandemia e con una riflessione sulla deformazione della realtà operata da media.

Relatori: Vincenzo Scalia (Professore Associato in Sociologia della devianza – Università di Firenze),  Giuseppe Mosconi (già Ordinario di sociologia del diritto – Università di Padova), Francesco Lo Piccolo (direttore del periodico Voci di dentro), Antonella La Morgia (Direttivo Voci di dentro), Federica Guerretta (scrittrice), Alessandra Michetti (direttivo Camera Penale di Pescara), Saluti isituzionali: Massimo Galasso ( Presidente della Camera Penale di Pescara), Stefano Pallotta (Presidente dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo).

L'evento è accreditato dal C.O.A. di Pescara per 2 crediti formativi e dall'Ordine dei Giornalisti per 3 crediti formativi. 

venerdì 16 giugno 2023

A Pescara i Consigli di Aiuto Sociale

 

Oggi in Tribunale a Pescara nuovo passo in avanti per la nascita del Consiglio di aiuto sociale, Ente giuridico istituito con la legge 345/1975 per l’assistenza penitenziaria e post penitenziaria e per favorire il reinserimento nella vita sociale degli ex detenuti. Due le linee guida di questo organismo: come previsto nell’articolo 74 cura il mantenimento delle relazioni dei detenuti e degli internati con le loro famiglie, organizza corsi di addestramento e attività lavorative per i liberati che hanno bisogno di integrare la loro preparazione professionale, concede sussidi in natura o in denaro ai familiari dei detenuti e degli internati; favorisce il reinserimento nella vita sociale degli ex detenuti; in base all’articolo 75, presta soccorso, con la concessione di sussidi in natura o in denaro, alle vittime del delitto e provvede all'assistenza in favore dei minorenni orfani a causa del delitto.


 

martedì 13 giugno 2023

Comune di Chieti e Voci di dentro, nasce l’intesa a servizio della città

 

Dal sito del Comune di Chieti: "Il sindaco Diego Ferrara ha fatto visita alla sede di Voci di dentro, realtà associativa che opera sul territorio dal 2007, come motore della cultura della solidarietà e recupero sociale delle persone in emarginazione, detenute e altre situazioni di svantaggio. Con il sindaco, i consiglieri comunali Paride Paci, Pietro Iacobitti e Silvio Di Primio hanno incontrato responsabili, attivisti e volontari per porre le basi di una sinergia istituzionale. 

“Un incontro che è stato anche il viatico di un percorso comune – così il sindaco Diego Ferrara – che affronteremo coinvolgendo i soggetti affidati all’associazione, come abbiamo fatto con i percettori di reddito di cittadinanza. L’idea è quella di stringere un patto, incaricheremo gli uffici di trovare la forma migliore per farlo, per attivare una sinergia a vantaggio sia della città, sia degli stessi soggetti interessati. Questo genere di collaborazioni è sempre stato proficuo, l’esperienza fatta con i percettori di reddito di cittadinanza, ad esempio, non solo ci ha permesso di avere personale adibito a mansioni di accoglienza nei palazzi comunali, ma ha reso possibile la riapertura dei Musei archeologici, che dopo il Covid erano in debito di personale. Sono importanti risposte sociali come queste, perché danno il senso di comunità che serve a crescere uniti e insieme”.

domenica 11 giugno 2023

Una raccolta firme per la liberazione anticipata

 Sovraffollamento, suicidi, condizioni di vita nelle carceri fuori da ogni principio costituzionale. Per questo Voci di dentro condivide la proposta di Legge dell'Onorevole Roberto Giachetti e dell'Associazione Nessuno tocchi Caino affinché venga aumentata la Liberazione anticipata per i detenuti.

Qui lo scritto di Luna Casarotti ex detenuta Associazione Yairaiha Onlus e di Marina Iadanza ex detenuta "Le ragazze di Torino" e l'appello per promuovere questa proposta: 

 Con questo nostro scritto, vogliamo provare a coinvolgere tutte le realtà che si preoccupano e soprattutto si impegnano, con grande impegno, dei diritti dei detenuti e del funzionamento delle realtà penitenziarie. Realtà di cui troppo spesso non si vuol sentire parlare e di cui, per paura di perdere consenso, la maggioranza dei partiti politici non parla e non si preoccupa, contravvenendo anche al diritto/dovere di ispezionare e monitorare gli istituti penitenziari e le condizioni di vita delle persone recluse. Come ex detenute siamo convinte che nessuno debba essere lasciato solo e all'indifferenza delle istituzioni. Bisogna, invece, rispondere con un attivismo civile perché, nonostante le mistificazioni di alcuni "giornalisti" e gli slogan elettorali di certa politica permeati da una cultura repressiva e priva di progettualità e, nonostante il poco coraggio di chi anche a sinistra si dimentica degli ultimi tra gli ultimi, tutti meritano una seconda possibilità e il tempo della pena non può essere né fine a se stesso né continuare nelle condizioni attuali.  Una soluzione a medio termine è obbligatoria per rispondere al disagio di chi occupa le carceri.

sabato 10 giugno 2023

Verona, quella mancanza di accountability

 VINCENZO SCALIA 

Professore associato in Sociologia della devianza - Università di Firenze

fatti di Verona, con l’incriminazione di 5 poliziotti accusati di avere commesso abusi gravi nei confronti di alcuni migranti e senzatetto, rappresentano un barometro importante sullo stato di salute democratico degli apparati dello Stato, in particolare delle forze di polizia. Purtroppo, come già anticipatoci pochi giorni prima dal pestaggio subito dalla transgender brasiliana ad opera della polizia municipale milanese, le condizioni non sono certo le migliori. In particolare, questi fatti, ci suggeriscono due ordini di riflessioni.

venerdì 9 giugno 2023

Carcere Lanciano, torna il regime chiuso

Riportiamo qui la lettera di 75 detenuti del carcere di Lanciano, richiusi nelle sezioni 1B, 2B e 3B, in regime di Alta Sicurezza. E’ un appello dove si esprime disagio e preoccupazione per la restrizione imposta dalla direzione che prevede “sempre la chiusure delle stanze tranne per le ore d’aria e per le docce, uno alla volta”.
Si tratta di una “decisione disumana - scrivono i detenuti - visto che i metri quadrati nelle stanze detentive non [sono] sufficienti agli spazi minimi di sopravvivenza. Nelle stesse celle viviamo addirittura in due persone e a questo bisogna aggiungere che le stanze non usufruiscono di acqua calda e in più andando verso l’estate ci concedono poche ore di acqua al giorno. I bagni oltre ad essere piccolissimi sono senza finestre, e la stessa finestra, l’unica, è munita di grate. Per non parlare che questo Istituto non è munito né di luce notturna, né pomeridiana. Non c'è impianto elettrico”. 


La lettera continua: “Il direttore ci ha anche comunicato che la regione ci ha privato a trascorrere poche ore con i nostri figli in occasione, una volta all'anno, della partita di pallone con i nostri, partita “Oltre le sbarre”. Il nostro disagio porta molto malessere nelle nostre giornate quotidiane. Dopo un lungo periodo di emergenza sanitaria covid-19 siamo stati penalizzati privandoci di mesi addirittura anni di avere contatti con i familiari ma c'è da dire che in questi anni sono stati fatti passi da gigante dando la possibilità di effettuare telefonate e videochiamate. In più la stessa apertura delle stanze. Un fatto sì che noi detenuti vivessimo con gli stessi agenti una permanenza tranquilla e serena. Noi detenuti siamo consapevoli di aver sbagliato e che dobbiamo pagare. Quello che noi chiediamo è di scontare la nostra pena con dignità e umanità, cosa che non può succedere nelle condizioni in cui siamo. Questo è un problema che riguarda tutte le carceri italiane. Prima del giorno 7 giugno il carcere di Lanciano riusciva a gestire questi problemi ma ad oggi Il provveditorato della Regione Abruzzo ha deciso che anche noi dobbiamo entrare nella macchina infernale delle carceri italiane. Chiediamo un aiuto a chiunque. Ne abbiamo bisogno. L'estate si avvicina. Con carenza di acqua e il caldo che farà con le stanze chiuse chissà cosa accadrà”.